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Affiancamento lavorativo: 6 regole per renderlo utile

Affiancamento lavorativo… sì? no? ni? È una pratica indispensabile o superflua? Scopriamo cos’è, come funziona e quali sono le regole essenziali per trasformare l’affiancamento in un vero strumento di crescita professionale.

Autore

Angela De Rosa

Tempo di lettura

6 minuti

Affiancamento lavorativo: cos’è?

Il termine “affiancamento”, conosciuto anche come “on the job training”, significa letteralmente “mettere a fianco”, ma il suo significato più profondo è “sostenere“.

Nella pratica, si tratta di un processo volto a:

  • supportare il dipendente durante l’apprendimento sul posto di lavoro;
  • garantire un trasferimento efficace delle competenze direttamente in contesto operativo.

Perché è così importante?

Un corso di formazione può fornire conoscenze teoriche, ma è solo con un affiancamento pratico che si costruiscono fondamenta solide per l’apprendimento e l’applicazione immediata delle competenze.

Tuttavia troppo spesso l’affiancamento si trasforma in “trascinamento”, perdendo la sua efficacia. Per evitare questi rischi, ecco le 6 regole fondamentali per un affiancamento di successo.

Avere un metodo di affiancamento

Non basta essere esperti nel proprio lavoro per diventare buoni affiancatori. L’idea che “chi è bravo in qualcosa sa insegnarlo” è spesso errata. Per un affiancamento efficace, serve un metodo strutturato.

Cosa deve fare un buon affiancatore?

  • entrare in empatia con il junior, comprendendo le sue difficoltà;
  • essere risolutivo, offrendo soluzioni pratiche ai problemi;
  • dimostrare competenza nel proprio lavoro, fungendo da esempio concreto;
  • sapere insegnare, adattando i metodi alle necessità dell’apprendista.

Un approccio improvvisato potrebbe portare a errori, informazioni incomplete o peggio a nozioni sbagliate. Strutturare il processo evita confusione e aumenta l’efficacia.

Saper “far fare”

Un affiancamento efficace non si limita alla teoria o all’osservazione passiva. È fondamentale che il junior metta in pratica quanto appreso sotto la supervisione del senior.

Come promuovere il “far fare”?

  • dai spazio alla pratica: lascia che il collaboratore affronti compiti reali con il tuo supporto;
  • evita di fare tutto tu: anche se può sembrare più rapido, farlo al posto del junior rallenta il suo apprendimento;
  • supervisiona con pazienza: segui i progressi del junior, correggendo errori e affinando le sue competenze.

L’obiettivo non è solo il risultato immediato, ma la formazione di un collaboratore autonomo e capace, che potrà contribuire a lungo termine al successo aziendale.

Affiancare, ma non troppo: la durata è cruciale

Un affiancamento troppo lungo può avere effetti controproducenti.

I rischi di un affiancamento prolungato:

  • modello irraggiungibile: il junior potrebbe pensare: “Non sarò mai bravo come lui/lei!”, perdendo fiducia nelle proprie capacità;
  • deresponsabilizzazione: un affiancamento continuo potrebbe abituare il collaboratore a dipendere sempre dal senior, limitandone l’autonomia.

Soluzioni per un affiancamento equilibrato:

  • riduci i tempi progressivamente: dopo una fase iniziale intensa, lascia spazio al junior per agire autonomamente;
  • concentrati su un obiettivo alla volta: evita di sovraccaricarlo con troppe informazioni;
  • dai priorità alla pratica rispetto alla teoria: l’esperienza diretta è più efficace per fissare le competenze.

Sentirsi il primo responsabile di ciò che accade

Un buon affiancatore deve assumersi la responsabilità dell’intero processo. È essenziale trasmettere al junior l’importanza del suo ruolo e la responsabilità delle proprie azioni.

Come responsabilizzare il collaboratore:

  • spiega l’impatto del suo lavoro sui risultati aziendali;
  • accetta errori e imperfezioni come parte del percorso di apprendimento;
  • usa ogni errore come un’opportunità per insegnare e migliorare.

Un junior consapevole del proprio ruolo sarà più motivato e impegnato nel raggiungere gli obiettivi.

Ripetere: la chiave del successo

Un aspetto spesso sottovalutato è l’importanza della ripetizione. Anche se un concetto ti sembra semplice o già assodato, per il junior potrebbe non esserlo.

Perché è importante ripetere?

  • aiuta a fissare le conoscenze, trasformandole in abitudini consolidate;
  • permette di rafforzare le competenze attraverso la pratica continua;
  • migliora anche le capacità di insegnamento del senior, spingendolo a perfezionarsi costantemente.

Ricorda: ripetere non è un segno di debolezza, ma un elemento essenziale per l’apprendimento duraturo.

Insegnare ad affiancare

L’affiancamento non deve dipendere esclusivamente da una persona. Un’organizzazione davvero efficace forma nuovi affiancatori, creando una cultura aziendale basata sulla condivisione e il sostegno.

Come insegnare ad affiancare? 

  • trasmetti il tuo metodo agli altri collaboratori;
  • incoraggia la condivisione di esperienze tra colleghi;
  • promuovi una mentalità orientata alla crescita collettiva, dove tutti contribuiscono al successo del team.

Conclusione: affiancamento lavorativo sì o no?

Affiancamento lavorativo? Sì, ma con metodo!

Seguendo queste 6 regole, potrai trasformare l’affiancamento in un potente strumento per formare collaboratori competenti, responsabili e autonomi.

Ricorda: non trascinare, ma sostieni. Un affiancamento efficace crea le basi per una crescita personale e aziendale duratura.

online il 06.05.2021

aggiornato il 25.11.2024

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