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Organigramma aziendale: cos’è e come farlo

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Organigramma aziendale: cos’è e come farlo

L’organigramma aziendale rappresenta la struttura dell’azienda, includendo aree, ruoli, funzioni, standard e risultati. Deve essere dinamico, adattandosi ai cambiamenti per garantire chiarezza e solide basi a tutti i collaboratori.

Autore

Roberta Di Pietro

Tempo di lettura

8 minuti

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Quando parliamo di “management” entriamo in un mondo ampio e intricato, nel quale possiamo facilmente perderci tra le innumerevoli tematiche che lo riguardano.

In questo articolo, cercheremo di scoprire che cos’è un organigramma aziendale e come fare un organigramma aziendale.

Cos’è un organigramma aziendale

Forse ti sarà capitato di sentir parlare dell’organigramma aziendale, ma ti sei mai chiesto che cosa sia davvero?

Concretamente, l’organigramma è un documento nel quale viene rappresentata la struttura organizzativa dell’azienda, cioè come il lavoro venga suddiviso tra i vari membri dell’azienda.

Come realizzare un organigramma aziendale

Realizzare un organigramma aziendale non è una cosa da poco o da lasciare al caso. Infatti ci sono almeno 5 dati essenziali che non possono assolutamente mancare. Andiamo ora ad analizzare ognuno di questi.

1. Aree e divisioni

Il primo step per poter dare inizio ad un buon organigramma è quello di riconoscere quelle che sono le aree all’interno della tua azienda. Le aree sono i reparti in cui vengono inseriti i vari ruoli aziendali.
Esempi di aree possono essere: l’area amministrativa, l’area commerciale e così via. Nell’organigramma, appena sotto di questi, possiamo trovare i responsabili dell’area di riferimento, ma anche i responsabili delle rispettive sotto-aree, meglio chiamate “divisioni”.

2. Ruoli

Il dato che con più facilità viene inserito nell’organigramma aziendale è quello del ruolo, disposto insieme agli altri quasi sempre in ordine gerarchico e all’interno delle aree e delle divisioni.
Concretamente il ruolo è ciò che delinea quale figura professionale ricopri nella tua azienda. Parlando in parole povere, se lavori in un ristorante e sei colui che porta a tavola, allora nell’organigramma del tuo ristorante il tuo nome sarà affiancato dal termine “cameriere”, cioè il tuo ruolo, e non dal termine “cuoco”, ruolo che sarà ricoperto sicuramente da un altro collega.

3. Funzioni e mansioni

L’organigramma non prevede solo di ordinare aree, divisioni e ruoli gerarchicamente, ma deve contenere una serie di funzioni e mansioni che ogni ruolo deve portare a compimento. Quando parliamo di funzioni e mansioni, parliamo quindi dei compiti che ogni individuo ha, cioè cosa fare.
Continuando l’esempio di prima, se il tuo ruolo è il cameriere, le tue funzioni e mansioni potrebbero essere servire a tavola i piatti pronti e le bevande e prendere gli ordini dei clienti.

Tieni conto che ogni ruolo non porta con sé delle funzioni e delle mansioni fisse e immutabili, ad esempio in aziende diverse uno stesso ruolo potrebbe avere compiti differenti. Questo significa che un cameriere in un certo ristorante deve servire a tavola e prendere gli ordini, mentre in un’altra attività un cameriere, oltre a servire a tavola e a prendere gli ordini, deve anche far pagare il conto ai clienti.

Inoltre è necessario sempre tenere in considerazione i cambiamenti che possono avvenire all’interno e all’esterno dell’attività, che potrebbero portare delle modifiche nei ruoli, nelle funzioni, nelle mansioni, negli standard e negli obiettivi. Un esempio potrebbe essere la continua evoluzione del mercato, che rende quasi fondamentale una continua revisione dell’organigramma, cosa che spiegheremo meglio fra qualche riga.

In ogni caso, è fondamentale che nell’organigramma per ogni ruolo ci siano le relative funzioni e mansioni.

4. Standard

Inoltre è importante tener conto e inserire nell’organigramma aziendale lo standard. La funzione di per sé ti dice cosa fare, invece lo standard ti dice come e quando fare.

“Il cameriere (ruolo) deve servire ai tavoli (funzione) ponendosi alla destra del cliente (standard)”.

Questo è un esempio molto semplice e banalizzato di ciò che ruolo, funzioni/mansioni e standard prevedono.
Facciamo un altro esempio. Se uno dei tuoi ruoli in azienda è quello di aggiornare le statistiche, nello standard dovrà essere ben descritto quando devi aggiornare le statiche, quindi magari ogni venerdì sera, segnando tutto nell’apposito file Excel utilizzando la scrittura “Arial”, 12 per la dimensione dei caratteri e così via.

Lo standard, come in realtà anche le funzioni, cambiano a seconda dell’azienda e anche all’interno dell’azienda, proprio come abbiamo detto in precedenza. Immagina di trovarti di fronte ad un giovane apprendista che lavora da un mese e di fronte ad una persona che fa lo stesso lavoro nello stesso luogo da 20 anni. Per quanto lo standard magari possa essere comunque elevato, il datore di lavoro non pretenderà lo stesso livello, almeno inizialmente, da queste due persone, proprio per questo ci saranno tra questi due collaboratori denominazioni di ruoli differenti, come ad esempio “Cameriere Junior”, “Cameriere Senior” oppure “Capo Sala”.

5. Risultati

Infine l’altro dato da segnalare, ma che in pochi tengono in considerazione, è il risultato. Per ogni ruolo dovrebbe essere descritto il risultato che ci si aspetta.
Il risultato, in altri termini, è lo scopo dell’azienda, quindi è ovvio che proprio dallo scopo dell’azienda che si strutturano i vari risultati di ogni reparto e di ogni ruolo.

Il ruolo dipende direttamente dal risultato e il risultato di ogni individuo dipende direttamente dal risultato finale dell’azienda, cioè il prodotto finale di valore.

L’organigramma aziendale dinamico

L’organigramma aziendale viene spesso tralasciato dalle piccole aziende, ma se sei arrivato a leggere fin qui avrai capito quanto invece sia importante, anche in una piccola attività.

Inoltre anche se in alcune aziende più organizzate è presente un organigramma, in realtà non è strutturato nella maniera corretta e spesso e volentieri infatti si tratta di un organigramma statico. L’organigramma aziendale invece dovrebbe essere dinamico, perché come l’azienda è in continuo cambiamento a seconda del mercato, anche l’organigramma si deve adeguare al continuo cambiamento, ai progetti che evolvono e a tutto ciò che cambia.

Proprio per questo l’organigramma deve essere dinamico, deve essere rivisto, revisionato, devono essere aggiunti e tolti ruoli, funzioni e mansioni. Inoltre devono anche cambiare gli standard, preferibilmente verso un innalzamento di questi ultimi.

Come abbiamo già detto, non è facile creare un organigramma aziendale; tuttavia se una giovane azienda sceglie di strutturarsi sulla base di questo concetto, sicuramente avrà delle basi solide e sicure e non fondamenta fragili.

È fondamentale che ognuno conosca alla perfezione il proprio ruolo, le relative funzioni e mansioni, i risultati da raggiungere, altrimenti si svolge il proprio lavoro senza conoscere cosa, come, quando e perché… Senza conoscere gli obiettivi finali per cui lo si sta facendo.

online il 19.09.2021

 

aggiornato il 20.11.2024

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Che cos’è l’affiancamento lavorativo

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Che cos’è l’affiancamento lavorativo

Molte domande e dubbi insorgono quando si parla di affiancamento lavorativo. Che cos’è? Abbiamo raccolto la definizione e le regole più importanti in questo video affinché tu possa comprenderlo ed utilizzarlo nel miglior modo possibile nella tua azienda.

Autore

Diana Frascarelli

Tempo di ascolto

8 minuti

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online il 08.05.2021

 

aggiornato il 20.11.2024

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Affiancamento lavorativo: 6 regole per renderlo utile

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Affiancamento lavorativo: 6 regole per renderlo utile

Affiancamento lavorativo… sì? no? ni? È una pratica indispensabile o superflua? Scopriamo cos’è, come funziona e quali sono le regole essenziali per trasformare l’affiancamento in un vero strumento di crescita professionale.

Autore

Angela De Rosa

Tempo di lettura

6 minuti

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Affiancamento lavorativo: cos’è?

Il termine “affiancamento”, conosciuto anche come “on the job training”, significa letteralmente “mettere a fianco”, ma il suo significato più profondo è “sostenere“.

Nella pratica, si tratta di un processo volto a:

  • supportare il dipendente durante l’apprendimento sul posto di lavoro;
  • garantire un trasferimento efficace delle competenze direttamente in contesto operativo.

Perché è così importante?

Un corso di formazione può fornire conoscenze teoriche, ma è solo con un affiancamento pratico che si costruiscono fondamenta solide per l’apprendimento e l’applicazione immediata delle competenze.

Tuttavia troppo spesso l’affiancamento si trasforma in “trascinamento”, perdendo la sua efficacia. Per evitare questi rischi, ecco le 6 regole fondamentali per un affiancamento di successo.

Avere un metodo di affiancamento

Non basta essere esperti nel proprio lavoro per diventare buoni affiancatori. L’idea che “chi è bravo in qualcosa sa insegnarlo” è spesso errata. Per un affiancamento efficace, serve un metodo strutturato.

Cosa deve fare un buon affiancatore?

  • entrare in empatia con il junior, comprendendo le sue difficoltà;
  • essere risolutivo, offrendo soluzioni pratiche ai problemi;
  • dimostrare competenza nel proprio lavoro, fungendo da esempio concreto;
  • sapere insegnare, adattando i metodi alle necessità dell’apprendista.

Un approccio improvvisato potrebbe portare a errori, informazioni incomplete o peggio a nozioni sbagliate. Strutturare il processo evita confusione e aumenta l’efficacia.

Saper “far fare”

Un affiancamento efficace non si limita alla teoria o all’osservazione passiva. È fondamentale che il junior metta in pratica quanto appreso sotto la supervisione del senior.

Come promuovere il “far fare”?

  • dai spazio alla pratica: lascia che il collaboratore affronti compiti reali con il tuo supporto;
  • evita di fare tutto tu: anche se può sembrare più rapido, farlo al posto del junior rallenta il suo apprendimento;
  • supervisiona con pazienza: segui i progressi del junior, correggendo errori e affinando le sue competenze.

L’obiettivo non è solo il risultato immediato, ma la formazione di un collaboratore autonomo e capace, che potrà contribuire a lungo termine al successo aziendale.

Affiancare, ma non troppo: la durata è cruciale

Un affiancamento troppo lungo può avere effetti controproducenti.

I rischi di un affiancamento prolungato:

  • modello irraggiungibile: il junior potrebbe pensare: “Non sarò mai bravo come lui/lei!”, perdendo fiducia nelle proprie capacità;
  • deresponsabilizzazione: un affiancamento continuo potrebbe abituare il collaboratore a dipendere sempre dal senior, limitandone l’autonomia.

Soluzioni per un affiancamento equilibrato:

  • riduci i tempi progressivamente: dopo una fase iniziale intensa, lascia spazio al junior per agire autonomamente;
  • concentrati su un obiettivo alla volta: evita di sovraccaricarlo con troppe informazioni;
  • dai priorità alla pratica rispetto alla teoria: l’esperienza diretta è più efficace per fissare le competenze.

Sentirsi il primo responsabile di ciò che accade

Un buon affiancatore deve assumersi la responsabilità dell’intero processo. È essenziale trasmettere al junior l’importanza del suo ruolo e la responsabilità delle proprie azioni.

Come responsabilizzare il collaboratore:

  • spiega l’impatto del suo lavoro sui risultati aziendali;
  • accetta errori e imperfezioni come parte del percorso di apprendimento;
  • usa ogni errore come un’opportunità per insegnare e migliorare.

Un junior consapevole del proprio ruolo sarà più motivato e impegnato nel raggiungere gli obiettivi.

Ripetere: la chiave del successo

Un aspetto spesso sottovalutato è l’importanza della ripetizione. Anche se un concetto ti sembra semplice o già assodato, per il junior potrebbe non esserlo.

Perché è importante ripetere?

  • aiuta a fissare le conoscenze, trasformandole in abitudini consolidate;
  • permette di rafforzare le competenze attraverso la pratica continua;
  • migliora anche le capacità di insegnamento del senior, spingendolo a perfezionarsi costantemente.

Ricorda: ripetere non è un segno di debolezza, ma un elemento essenziale per l’apprendimento duraturo.

Insegnare ad affiancare

L’affiancamento non deve dipendere esclusivamente da una persona. Un’organizzazione davvero efficace forma nuovi affiancatori, creando una cultura aziendale basata sulla condivisione e il sostegno.

Come insegnare ad affiancare? 

  • trasmetti il tuo metodo agli altri collaboratori;
  • incoraggia la condivisione di esperienze tra colleghi;
  • promuovi una mentalità orientata alla crescita collettiva, dove tutti contribuiscono al successo del team.

Conclusione: affiancamento lavorativo sì o no?

Affiancamento lavorativo? Sì, ma con metodo!

Seguendo queste 6 regole, potrai trasformare l’affiancamento in un potente strumento per formare collaboratori competenti, responsabili e autonomi.

Ricorda: non trascinare, ma sostieni. Un affiancamento efficace crea le basi per una crescita personale e aziendale duratura.

online il 06.05.2021

aggiornato il 25.11.2024

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Perché è così difficile delegare?

La domanda di oggi è: perché è così complicato delegare ai collaboratori? E tu, lo fai o sei il tipo che fa tutto da solo?

Autore

Diana Frascarelli

Tempo di ascolto

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online il 03.05.2021

aggiornato il 26.11.2024

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Come gestire i collaboratori in smart working

Non lasciare andare la comunicazione con i tuoi collaboratori anche se sono in smart working. Ricorda: sono loro i tuoi clienti interni.

Autore

Diana Frascarelli

Tempo di ascolto

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online il 27.04.2021

aggiornato il 24.11.2024

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Collaboratori in smart working: 4 consigli per gestirli

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Comunicazione verbale, paraverbale e non verbale

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Organigramma aziendale: cos’è e come farlo

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Collaboratori in smart working: 4 consigli per gestirli

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Collaboratori in smart working: 4 consigli per gestirli

Gestire i collaboratori in smart working può essere complesso, ma con strategie mirate diventa più semplice. Riunioni brevi, ascolto attivo, piani d’azione chiari e comunicazione costante sono le chiavi per mantenere alta la produttività e la motivazione. Scopri come migliorare la leadership anche da remoto.

Autore

Angela De Rosa

Tempo di lettura

7 minuti

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Il Covid-19 ha portato grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, trasformando profondamente il modo in cui i dipendenti operano e interagiscono. Tra le sfide più importanti c’è quella di gestire efficacemente i collaboratori in smart working, o “lavoro agile”. Ma come affrontare questa nuova realtà senza perdere produttività e spirito di squadra?

Scopriamo insieme strategie pratiche e consigli per ottimizzare il lavoro a distanza, migliorare la comunicazione e rafforzare il rapporto con il tuo team.

Cosa significa smart working?

Lo smart working, noto anche come lavoro agile, offre al lavoratore la possibilità di modellare i propri compiti adattando tempi, spazi e modalità operative in base alle necessità. Tuttavia questa flessibilità porta con sé nuove sfide per manager e dipendenti.

Le caratteristiche principali dello smart working

  1. flessibilità oraria: il lavoratore può gestire le proprie fasce orarie, rispettando obiettivi e scadenze;
  2. lavoro da remoto: l’ufficio diventa ovunque ci sia una connessione internet;
  3. responsabilità individuale: il raggiungimento degli obiettivi richiede un maggiore senso di autonomia.

Questa modalità di lavoro però non sempre è sinonimo di semplicità. Problemi come isolamento, difficoltà di comunicazione e sovraccarico emotivo possono ostacolare i risultati.

Le difficoltà dello smart working

Il passaggio al lavoro agile ha evidenziato diverse criticità, sia organizzative che personali:

  1. comunicazione limitata: la mancanza di interazioni fisiche può generare incomprensioni e allungare i tempi;
  2. distrazioni domestiche: lavorare da casa spesso significa gestire interruzioni e rumori;
  3. isolamento sociale: la perdita del contatto diretto con colleghi può abbassare il morale;
  4. conflitto lavoro e vita privata: la difficoltà di separare le due sfere porta spesso a stress e burnout.

Questi problemi richiedono un approccio organizzativo efficace e una leadership attenta alle esigenze dei collaboratori.

4 consigli per gestire i collaboratori in smart working

Per superare queste difficoltà, è fondamentale adottare alcune buone pratiche che facilitino la gestione e migliorino la produttività del team.

Tieni riunioni brevi, ma intense

Le riunioni in smart working sono uno strumento essenziale per mantenere il contatto con i dipendenti. Tuttavia la loro efficacia dipende dalla capacità di gestirle in modo rapido e mirato.

Come organizzare riunioni efficaci

  • durata massima: limita le riunioni a 30-60 minuti per mantenere alta l’attenzione;
  • agenda chiara: condividi in anticipo i punti da discutere;
  • interazione attiva: coinvolgi i partecipanti con domande o brevi sondaggi durante la riunione;
  • chiusura decisa: riassumi gli obiettivi raggiunti e i prossimi passi al termine dell’incontro.

Essere concisi e strutturati aiuta a risparmiare tempo e a mantenere alta la concentrazione. Ricorda, non è necessario parlare a lungo per essere efficaci.

Sii interessato al lato emotivo dei tuoi dipendenti

Il lavoro a distanza può accentuare problemi emotivi legati a stress, ansia o senso di isolamento. Per questo motivo, una delle prime domande da fare ai tuoi collaboratori dovrebbe sempre essere: “Come stai?”.

Perché l’ascolto emotivo è fondamentale:

  1. mostrare interesse genuino rafforza la fiducia e il senso di appartenenza;
  2. aiuta a prevenire cali di motivazione e produttività legati a problemi personali;
  3. facilita l’individuazione precoce di situazioni critiche, come il burnout.

Attività utili per migliorare il benessere emotivo del team:

  • organizza momenti informali, come pause caffè virtuali;
  • offri supporto attraverso programmi di coaching o consulenze psicologiche aziendali;
  • incentiva l’attività fisica: suggerisci brevi pause attive o l’iscrizione a corsi online sponsorizzati dall’azienda.

Se vuoi migliorare il benessere nella tua azienda, scopri di più su come mostrare sincero interesse e motivare i collaboratori.

Organizza il lavoro con un piano d’azione

Uno degli errori più comuni nello smart working è lasciare il team senza una guida chiara. Un piano d’azione ben strutturato può fare la differenza tra confusione e produttività.

Crea un piano d’azione efficace seguendo questi passaggi:

  1. definisci obiettivi specifici: chiarisci cosa deve essere raggiunto entro la settimana o il mese;
  2. scomponi i compiti: suddividi il lavoro in piccoli step, assegnando priorità a ogni attività;
  3. strumenti utili: utilizza piattaforme come Trello, Asana o Monday.com per monitorare i progressi;
  4. check-in regolari: verifica frequentemente i progressi per mantenere il team allineato.

Un esempio pratico?

Se l’obiettivo settimanale è completare un report, suddividilo in:

  • raccolta dati (lunedì);
  • analisi delle informazioni (martedì-mercoledì);
  • redazione (giovedì);
  • revisione finale (venerdì).

Mantieni una comunicazione costante e fluida

La comunicazione è il cuore del successo dello smart working. Senza interazioni frequenti e dirette, è facile perdere il filo degli obiettivi o sentirsi distanti.

Come favorire la comunicazione in smart working

  • check-in giornalieri: programma brevi aggiornamenti quotidiani per monitorare il lavoro e risolvere problemi rapidamente;
  • diversifica i canali: utilizza chat, e-mail e videochiamate in base alla necessità del momento;
  • richiedi feedback regolari: coinvolgi i collaboratori chiedendo opinioni e suggerimenti su come migliorare i processi.

Una comunicazione aperta non solo migliora la gestione del lavoro, ma contribuisce anche a creare un clima aziendale più collaborativo e positivo. Scopri di più sulla comunicazione verbale, paraverbale e non verbale.

Come migliorare la leadership da remoto

Seguire questi consigli non solo ti aiuterà a superare le difficoltà dello smart working, ma contribuirà a migliorare la tua capacità di leadership.

Suggerimenti per essere un leader efficace a distanza

  • adattati alle esigenze individuali del team: ogni dipendente ha bisogno di un approccio personalizzato;
  • motiva attraverso l’esempio: dimostra impegno, puntualità e apertura;
  • costruisci fiducia: assegna autonomia e valorizza i risultati raggiunti.

Conclusione

Lo smart working rappresenta una grande sfida, ma anche un’opportunità per migliorare la gestione aziendale e rafforzare i rapporti con i collaboratori. Seguendo queste linee guida, non solo potrai mantenere alta la produttività, ma svilupperai anche un rapporto di fiducia e motivazione con il tuo team.

Ricorda: ogni difficoltà può trasformarsi in un’occasione di crescita. Affronta lo smart working con una mentalità aperta e il desiderio di migliorare continuamente.

online il 26.04.2021

aggiornato il 25.11.2024

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Motivazione del personale: il fattore soft del pieno apprezzamento

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Motivazione del personale: il fattore soft del pieno apprezzamento

Motivare il personale significa riconoscere e apprezzare il buon lavoro, non solo criticare gli errori. Gratificare pubblicamente i collaboratori stimola produttività e coinvolgimento, evitando demotivazione e disinteresse verso l’azienda.

Autore

Roberta Di Pietro

Tempo di lettura

4 minuti

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Caro imprenditore, quando un tuo collaboratore riesce bene nel proprio lavoro, gli mostri il tuo pieno apprezzamento? Probabilmente a questa domanda, risponderai con un’altra domanda: perché elogiare qualcuno che ha svolto il proprio dovere e per questo viene già pagato? Vedi, devi sapere che non basta uno stipendio sostanzioso a motivare i collaboratori e a farli sentire apprezzati e stimolati a lavorare meglio. È indispensabile che tu riconosca un buon lavoro pubblicamente e in modo esplicito, poiché le prestazioni del personale migliorano quando ne vengono riconosciuti i lati positivi.

Motivazione del personale: gli errori più gravi

Purtroppo nelle aziende avviene spesso il contrario.

Evidenziare soltanto gli sbagli

Nel momento della riunione, per esempio, capita che l’imprenditore parta già con l’idea di ammonire i collaboratori, evidenziando solo il lavoro svolto male e ignorando completamente ciò che è stato svolto correttamente.

Quest’azione di sottolineare soltanto i lati negativi del personale, è di solito una conseguenza della mancanza di sincero interesse. Ascolti mai le richieste, le esigenze e le preoccupazioni delle persone che lavorano con te? Non troppo spesso, vero?

Non gratificare il personale

Si è diffusa un’idea, chiaramente sbagliata, che facendo notare ai collaboratori soltanto gli errori questi ultimi siano più propensi al miglioramento. Non è così che funziona! Se critichi sempre chi lavora per te e non dimostri mai il tuo entusiasmo per un compito eseguito in modo eccellente o per una nuova idea, otterrai in cambio un personale demotivato che, con il tempo, perderà interesse per l’azienda.

Anzi, ti dirò di più! Così facendo, diverrai la causa del tuo fallimento.

Motivare il personale è importantissimo. È molto meglio che i collaboratori si sentano gratificati, perché così diventano di conseguenza disposti al sacrificio e a prestare aiuto nei periodi più difficili e in cui avrai bisogno di tutto l’appoggio possibile.

Per farti capire meglio… Quando andavi a scuola, ci sarà stato sicuramente un professore che, nonostante facessi bene i compiti, non ti dava mai la soddisfazione di dirti di essere stato bravissimo, né tantomeno si complimentava con te davanti alla classe, come magari invece avveniva con altri compagni. Sebbene i tuoi voti non fossero bassi, non ricevevi mai elogi da parte sua e questo piano piano ti ha portato ad odiare quella materia e a smettere di studiarla.

Caro imprenditore, non fare lo stesso errore del professore. Premia i tuoi collaboratori con apprezzamenti sinceri quando lo meritano, sicuramente ti ripagheranno.

online il 02/03/2020

aggiornato il 22.11.2024

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Coinvolgere i collaboratori: 3 semplici consigli da applicare subito

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Coinvolgere i collaboratori: 3 semplici consigli da applicare subito

Coinvolgere emotivamente i collaboratori è essenziale per migliorare la produttività e favorire l’innovazione. Scopri 3 consigli pratici per creare un ambiente di lavoro motivante e alimentare la passione del tuo team.

Autore

Roberta Di Pietro

Tempo di lettura

3 minuti

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Coinvolgere i collaboratori: perché è fondamentale

Caro imprenditore, il coinvolgimento emotivo del personale è un elemento chiave per il successo della tua azienda. Le persone motivate non solo portano a termine i loro compiti con maggiore entusiasmo, ma contribuiscono anche a generare idee innovative e a far crescere l’impresa.

Se pensi che imporre ordini sia sufficiente per ottenere risultati, ti sbagli. Coinvolgere significa far sentire i tuoi collaboratori parte di un progetto più grande, al punto da motivarli come se stessi “vendendo” loro ogni incarico.

Un team emotivamente coinvolto è più produttivo, motivato e fedele alla tua azienda. Vediamo come attivare questo potente “fattore soft” con 3 strategie semplici ed efficaci.

Condividere un traguardo

Le persone lavorano meglio quando perseguono uno scopo chiaro e condiviso. Definire un obiettivo comune unisce il team, stimolando la collaborazione e la motivazione.

Come applicarlo:

  • Fissa un risultato da raggiungere e condividilo con il tuo team.
  • Celebra i traguardi raggiunti e subito dopo stabiliscine di nuovi.
  • Coinvolgi i collaboratori nel definire gli obiettivi, per farli sentire partecipi del processo.

Formare una squadra

Il senso di appartenenza è fondamentale per creare un ambiente di lavoro positivo. Sentirsi parte di un gruppo spinge i collaboratori a dare il massimo, sia individualmente che collettivamente.

Come applicarlo:

  • Assegna mansioni che richiedano sia lavoro individuale che di gruppo, ma che convergano verso un obiettivo comune.
  • Promuovi attività di team building per rafforzare la coesione del gruppo.
  • Sottolinea sempre il valore del contributo di ciascun membro nel successo del team.

Se vuoi approfondire l’importanza del lavoro di squadra, scopri i nostri programmi di formazione esperienziale e team building.

Formare i collaboratori

La formazione continua è un potente strumento per mantenere i collaboratori motivati e aggiornati. Investire nella crescita del personale dimostra attenzione verso le loro aspirazioni e aumenta la loro soddisfazione.

Come applicarlo:

  • Organizza regolarmente corsi di formazione specifici per il loro ruolo.
  • Incoraggia la partecipazione a workshop o eventi di settore.
  • Riconosci i progressi fatti e come questi migliorano il lavoro aziendale.

Scopri i nostri corsi di formazione personalizzati per aiutare il tuo team a sviluppare competenze chiave.

Coinvolgere significa alimentare la passione

Per concludere, ricordati che un collaboratore emotivamente coinvolto è più propenso a rimanere al tuo fianco, indipendentemente dal guadagno. La chiave per trattenere i talenti migliori non è solo il denaro, ma la capacità di prendersi cura delle loro emozioni e valorizzare il loro contributo.

Inizia oggi a coinvolgere i tuoi collaboratori: piccoli cambiamenti possono fare una grande differenza!

online il 24.02.2020

aggiornato il 22.11.2024

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Mostrare sincero interesse e motivare i collaboratori

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Mostrare sincero interesse e motivare i collaboratori

Mostrare sincero interesse verso i collaboratori significa ascoltarli con attenzione autentica, comprendendo le loro esigenze e problemi. Questo approccio migliora il rapporto, stimola la produttività e crea un clima lavorativo positivo.

Autore

Roberta Di Pietro

Tempo di lettura

4 minuti

Indice dei contenuti

Caro imprenditore, mostrare sincero interesse e motivare i collaboratori è uno dei fattori soft più importanti nella leadership, è una via sicura alla conquista del cuore delle tue risorse.

Cosa significa mostrare interesse

Quando un amico ti chiede “Come stai? Va tutto bene?” e ascolta con attenzione la tua risposta, anche se dovessi parlare per ore di quanto sia difficile per te ultimamente mandare avanti l’attività o di quanto tu sia entusiasta dell’ultimo viaggio a Madrid? L’amico che è davvero desideroso di conoscere il tuo stato attuale, non smette di ascoltarti per guardare il cellulare, perchè è onestamente curioso di sentire la tua risposta alla sua domanda.

Ciò è per farti capire che se l’interesse che rivolgi ai tuoi collaboratori è fittizio e le attenzioni che rivolgi loro sono orientate solo all’ottenere qualcosa in cambio… Allora sei sulla strada sbagliata! Il problema più grande però è che questi riguardi spesso non vengono dati affatto.

Il giusto approccio ai collaboratori

Per capirci ecco una serie di esempi che sicuramente ti suonerà familiare, poiché racchiude situazioni che si manifestano in quasi tutte le aziende.

Un collaboratore è distratto e non produce a sufficienza oppure è sempre nervoso: questo costituisce un problema per il titolare, che reagisce con aggressività, rimproverando più volte il collaboratore in questione. Questo tipo di atteggiamento è del tutto errato, poiché sgridandolo non si otterrà nulla, anzi… Continuerà a sbagliare ancora.

Il comportamento corretto da assumere in questi casi, caro imprenditore, è preoccuparti di capire se la distrazione, il calo di produzione o il malumore del collaboratore dipendano da problemi con i familiari, ad esempio, oppure con i colleghi o altro ancora… Il tuo compito è scoprire che cosa c’è alla base del problema, non reagire agli effetti. Ciò significa ascoltare il tuo collaboratore, significa interesse sincero.

È il fattore soft che ti permette di capire le vere necessità della tua squadra. Altrimenti il problema persiste o peggio aumenta, mentre basterebbe soltanto ascoltare l’altro con più attenzione.

Il tuo collaboratore nota immediatamente le false attenzioni: quando sarai tu ad averne bisogno, non ti presterà ascolto. Inoltre sarà difficile stimolarlo nel lavoro ed ottenere realmente ciò che richiedi. È più facile che tu faccia amicizia in un mese, perchè realmente interessata, piuttosto che in cinque anni simulando chissà quali attenzioni.

I tuoi collaboratori desiderano essere ascoltati con attenzione, hanno bisogno di sentire che sei coinvolto con mente e cuore, quando interagite. Allora comincia subito ad ascoltarli con sincero interesse. Solo così otterrete insieme grandi risultati.

online il 17.02.2020

 

aggiornato il 20.11.2024

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Millennials e lavoro: il futuro è nei fattori soft

I giovani collaboratori rappresentano il futuro dell’azienda e richiedono stimoli come coinvolgimento, crescita e formazione. Adattare la leadership ai fattori soft è essenziale per valorizzare sia i giovani “millennials” che i più esperti “boomers”.

Autore

Roberta Di Pietro

Tempo di lettura

4 minuti

Indice dei contenuti

Caro imprenditore, hai presente quando si dice che il futuro appartiene ai giovani? È vero!

Giovani digitali, “millennials”, nuovi lavoratori… Insomma, indipendentemente da come li chiami, rappresentano la tua più grande risorsa nell’azienda. Sono il tuo “oggi” e specialmente il tuo “domani”.

Che cosa cercano i giovani

I giovani digitali sono in continuo cambiamento ed è proprio questo che ricercano sul posto di lavoro. È qui che entri in scena tu, caro imprenditore, perché sono proprio questi ragazzi in evoluzione le risorse umane di cui devi occuparti principalmente, sono proprio loro i maggiori contribuenti alla crescita della tua azienda.

Menti fresche e avide di imparare, che da quando sono entrate a far parte del tuo staff non hanno fatto altro che far fiorire l’attività.

Ma come fare per stimolare queste giovani menti? Con i fattori soft! Essere in grado di farlo è fondamentale, altrimenti sai cosa succederà, caro imprenditore? Semplice. Ti abbandoneranno, se ne andranno altrove a cercare ciò che tu non sei stata in grado di dare loro: coinvolgimento, crescita, novità, formazione.

Come stimolare i millennials

Ci hai fatto caso? I ragazzi di oggi preferiscono votare a favore di un diritto umano, piuttosto che per un abbassamento delle tasse.

Questo non significa che non si preoccupino dei soldi… Il guadagno, però, per loro rappresenta una conseguenza, non il motivo, non lo stimolo a lavorare. Quindi ogni giorno che passi senza riconoscere che la chiave del tuo successo siano i giovani e i fattori soft, è un giorno in più ad avvicinarti alla morte della tua impresa.

Giovani a confronto: boomers e millennials

Nel tuo team però non ci saranno soltanto i giovani digitali, ma anche i “boomers”, ovvero i lavoratori di due o tre generazioni fa. Questi di solito hanno obiettivi ben diversi dai “millennials”, in quanto più orientati al guadagno che al miglioramento personale. 

Ovviamente non tutti i boomers sono soldatini mercenari ai quali non importa nulla dell’azienda; molti tengono davvero a ciò che fanno ed hanno desiderio di migliorarsi.

Leadership: 3 motivi per cui potenziarla

A questo punto ti fornisco ben tre validi motivi per cui ti servirebbe saper padroneggiare la leadership, specialmente la parte che riguarda i fattori soft.

  • in primo luogo, per quei boomers che sono una fonte di produzione per la tua azienda e che ricercano un avanzamento, una crescita e un miglioramento continuo;
  • secondo, anche per quei boomers avidi, attaccati ai soldi, che vorranno sempre e soltanto un aumento di stipendio e che potrebbero un giorno abbandonarti per una paga più corposa;
  • terzo, per i giovani digitali, i più per così dire sensibili.

In ogni caso alla luce di quanto detto, la migliore strategia possibile per restare a galla e riuscire a gestire il personale resta essere al passo con i tempi, evolverti, adeguarti alle novità… Novità chiamate fattori soft. Prima imparerai a gestire i tuoi giovani collaboratori, prima la tua impresa si espanderà.

online il 13.01.2020

aggiornato il 22.11.2024

 

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